VIA di SANT’ANTONIO

QUARTIERE DI SANT’ANTONIO

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Quartiere Santa Caterina Sansepolcro

In fondo alla piazza Torre di Berta, inizia la strada che conduce alla Piazzetta di Sant’ Antonio. L’intestazione è “Via Buia”, poi Sant’ Antonio. Sembra chiudere la strada il duecentesco – ma ristrutturato e rimaneggiato, e anche scapitozzato della sua torre – Palazzo Giovagnoli, del quale, però, ancora si vedono le aperture delle logge mercantili. C’è ancora uno stemma di pietra piuttosto consunto ma leggibile. È diviso in due parti: nella superiore, su fondo oro, c’è un’aquila incoronata sopra una sbarra azzurra, fregiata di tre gigli d’oro; sotto, tre sbarre d’oro risplendono in campo azzurro.1


1ANGELO TAFI, Immagine di Borgo San Sepolcro, Calosci-Cortona, 1994.

 

Fig. 1 – Palazzo Giovagnoli

Dopo il Palazzo Giovagnoli è doveroso sottolineare Palazzo Rigi (sec. XV), oggi Martelli, in angolo con Via Agio Torto. Sullo stemma, che ha la forma di uno scudo, figurano tre mezzelune, con una striscia in mezzo, sormontate da un cimiero e da un’altra mezzaluna. Probabilmente la famiglia ha avuto a che fare con l’Oriente. 

Fig. 2 – Stemma dei Rigi in Via S. Antonio

Proseguendo, sempre sulla destra, il fianco di un palazzo del tardo Cinquecento che ha la facciata su Via Piero della Francesca. Oltrepassando l’incrocio con questa via, abbiamo a destra il fianco del Palazzo Giovagnoli, anch’esso del secolo XV. I Giovagnoli erano un’antica e nobile famiglia, imparentata con altre nobili famiglie. Le finestre di pietra del primo piano avevano delle scritte, ora illeggibili; solo sopra una pietra si possono leggere alcune lettere che dicono: “nobile vincendi”. Purtroppo solo queste. Ma, ancora il Tafi, parla di tre finestre al piano di servizio, con iscrizioni anche in greco. Poi fino a Via Giovanni Buitoni, sulla sinistra e a destra, si vedono solo alti muri di cinta di orti e giardini. Alla fine della strada, la piazzetta presso la Chiesa di S. Antonio Abate, pare essere stata adibita, in passato, a mercato del legno; ora si riempie, meglio, si riempiva, di folla con animali, domestici per lo più, per la festa di Sant’Antonio Abate dalla barba bianca, il 16 Gennaio, patrono degli animali. La statua del Santo è li, seduto sopra il suo altare di fronte alla porta che dà sulla graziosa piazzetta, con la sua fontana, progettata, molti anni fa, dagli alunni del nostro Istituto d’Arte. Qui rimane ancora da segnalare il palazzetto Tarducci, di cui però non si hanno notizie.2


2 IBIDEM, pag. 344-345.

Fig. 3 – Sant’Antonio Abate, terracotta policroma, sec. XVI-XVII

Fig. 4 – Benedizione degli animali

CHIESA DI SANT’ANTONIO ABATE

Fig. 5 e 6 – Portale nella facciata della chiesa e Lunetta

La chiesa fu fatta costruire nel 1345 ad opera della Confraternita di Sant’ Antoni Abate, ma della sua caratteristica gotica francese ( unica nella zona) non rimane oggi che l ‘elegante struttura esterna nella quale si apre il portale principale decorato da una bella lunetta con un bassorilievo in pietra arenaria ove sono scolpite le figure di Cristo, Sant’ Antonio, San Biagio e due Confratelli incappucciati. Nell’architrave, ai lati, due lunette rappresentanti l’Annunciazione. Nell’iscrizione, in eleganti caratteri gotici leggiamo: Ave Maria, gratia plena, Dominus Tecum” (le parole dell’ Angelo Gabriele) e “Ecce ancilla Domini” (la risposta di Maria).3 E la data “A. Dni “MCCCLXVI”. Nell’architrave del portale laterale, c’è un tondo con un bassorilievo, meno raffinato, raffigurante S. Antonio Abate. Nello sguancio superiore della porta un’iscrizione: “Questo è l’ospedale di carità del Borgo. 1350”. È evidente che l’iscrizione proviene dall’edificio posto sulla sinistra della chiesa ove si trovavano la sede della Compagnia e l’Ospedale (oggi di proprietà di privati).

Fig. 7 – L’insegna dell’ospedale

Mons. Ivano Ricci, descrivendo la chiesa nel 1932, così si esprimeva: “Se questa chiesa fossa tata rimessa nel suo stile genuino, oggi sarebbe un gioiello, un vero splendore”. Gli ultimi lavori di restauro apportati all’edificio, furono quelli voluti dall’allora Rettore il Canonico Ezio Ciotti che terminarono con la solenne consacrazione di S.E. R. Mons. Pompeo Ghezzi, Vescovo di Sansepolcro dl 1912 al 1953, il 28 novembre 1929.


3 ANGELO TAFI, Immagine di Borgo San Sepolcro, Calosci-Cortona, 1994.

Fig. 8 – Veduta dell’interno della chiesa di Sant’Antonio Abate

All’interno sono da notare due affreschi con due immagini molto care alla pietà popolare: “La Madonna dell’Albero” e “La Madonna del Carmine”, opere fatte trasportare in questa chiesa dal Vescovo di Sansepolcro S.E.R. Mons. Roberto Costaguti (1778-1818). Del pittore locale Giobatta Ghidoni è l’olio su tela del 1623 con San Sebastiano e Gesù Bambino. Dalle immagini esposte sugli altari capiamo che la chiesa era legata al culto della Sacra Famiglia.4

Fig. 9 – Madonna del Carmine, XVI sec, affresco proveniente dall’omonima chiesa scomparsa


4 LUIGI ANDREINI, GIULIANA MAGGINI, Sant’Antonio Abate a Borgo Sansepolcro, 1996.

Fig. 10 – Madonna dell’Albero, sec. XVI, affresco proveniente dall’omonima chiesa scomparsa. La decorazione esterna è del sec. XVIII

Sull’altare maggiore è un dossale intagliato e dorato, nella lunetta della “cimasa” a centina, è dipinto l’Eterno Padre con angeli. Al centro del dossale lo Stendardo processionale di Luca Signorelli.

Fig. 11 – Dossale co lo Stendardo del Signorelli

Fig. 12 e 13 – Luca Signorelli, 1502-1505, Stendardo di S. Antonio, “recto” e “verso”.

L’opera, databile alla fase tarda dell’artista, è dipinta su entrambi i lati e mostra la Crocifissione (recto) e i Santi Antonio ed Eligio con i confratelli inginocchiati (verso), che rappresentano i committenti originari. Lo stendardo fu commissionato dalla Confraternita di S. Antonio Abate del Borgo. È un dipinto a tempera su tela, di 212×157 cm.

SANT’ANTONIO ABATE

Sant’Antonio Abate nasce in Egitto nel 251. Muore nella terra delle Tebaide nel 356 a 105 anni. Fu un eremita ed è considerato il fondatore del monachesimo. Viene celebrato il 17 Gennaio, giorno della sua morte, ed è il patrono degli animali. Viene invocato contro le malattie della pelle e, naturalmente, per il fuoco di Sant’Antonio. Orfano fin dall’ adolescenza, nonostante una sorella a cui prestare attenzione, segue il richiamo evangelico e dice di donare tutto ai poveri. Si dedicò ad una vita di solitudine, di castità e preghiera dove non mancarono le tentazioni e la lotta con il demonio.

LA CONFRATERNITA DI S. ANTONIO ABATE

NOME – La COMPAGNIA o CONFRATERNITA di SANT’ANTONIO ABATE

ORIGINE – La Confraternita fu fondata nel 1334, in quell’anno ne furono istituite tre: quella di S. Caterina, quella di S. Maria Maddalena e quella di S. Antonio che fu voluta da un gruppo di cittadini del Borgo (Farulli).

STEMMA – Lo STENDARDO o GONFALONE della Compagnia fu commissionato a Luca Signorelli nel 1505 e consegnato nel 1507. Misura m.2,10×1,75; sul lato principale è dipinta la Crocifissione, sul retro S. Antonio Abate e S. Egidio (o S. Eligio) e dei confratelli inginocchiati con la cappa bianca. L’opera fu portata via e consegnata al sindaco del Borgo nel 1877, è stata conservata nel Museo ma, da alcuni anni, è stata ricollocata nel suo contesto originario.

SEDE – La Confraternita per assolvere il proprio scopo, fece costruire nel 1348 un Ospedale, mentre era già iniziata la chiesa nel 1345. In quell’anno si verificò un forte terremoto che causò morte, danni e carestia, ma seguì anche la peste. Per far fronte a questa situazione furono fondati anche l’Ospedale della Misericordia e quello di S. Maria del Fondaccio. Nel 1350 fu terminata la costruzione dell’Ospedale: un bassorilievo, sulla porta laterale della chiesa, rappresentante un popolaresco S. Antonio, porta la scritta “questo è l’ospedale di carità del Borgo” (MCCCL). Sulla facciata c’è un bassorilievo che raffigura il Cristo seduto fra i Santi Antonio e Biagio e una scritta in caratteri gotici: “Ave Maria Gratia Plena Dominus Tecum-Ecce Ancilla Domini-A.D.” (MCCCLXVI); anno in cui fu terminata la Chiesa. A quest’ultima erano annessi, sulla sinistra, l’Ospedale e l’Oratorio, ora proprietà privata.

FINALITÀ – Lo scopo principale della Compagnia era quello di dare ospitalità ai pellegrini poveri ed agli infermi. Questa aveva dei possedimenti fondiari e adempiva bene ai suoi compiti. 

ABITO – I Confratelli indossavano una cappa bianca. 

ESTINZIONE – Nei primi del Settecento si avverte la crisi: il vescovo Mons. Tilli durante la sua visita pastorale, richiamò i confratelli all’obbligo della puntuale presenza e, pochi anni dopo, il vescovo Pecchioli trovò l’ospedale “in poco buono essere”, ma la sede e la chiesa erano a posto. Nella seconda metà del secolo, l’Ospedale di S. Antonio venne soppresso e passato con i suoi beni, alla Confraternita di S. Bartolomeo. La Compagnia si unì a quella del Buon Gesù e insieme dettero origine alla Compagnia del SS. Sacramento. Sappiamo (Tafi) che nel 1783 la chiesa di S. Antonio Abate fu restaurata e Mons. Costaguti la riaprì al culto. Nel 1780 vi fu portato l’affresco staccato della Madonna dell’Albero e nel 1785, soppressa la chiesetta di S. Maria del Carmine vi fu portato anche l’affresco staccato di detta Madonna. Ricostruitasi poi la Compagnia di S. Maddalena, che aveva avuto la sua sede presso la chiesa degli Osservanti, le venne concessa la chiesa di S. Antonio. Nel 1785, il Granduca di Toscana soppresse tutte le Confraternite.5


5 ANDREA CZORTEK, Associazionismo di pietà e associazionismo di mestiere a Sansepolcro fra medioevo ed età moderna, in Alla scoperta delle radici del vivere d’oggi. Atti delle giornate di studio (Sansepolcro 1998), Sansepolcro, Centro culturale Bellavista – Università dell’Età Libera, 1999.

STUDIO di PAOLA BALDICCHI.

Università dell'Età Libera - Sansepolcro
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