PIAZZETTA DI SANTA MARTA
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Fig. 1 e 2 – Piazzetta di Santa Marta e Ingresso laterale della chiesa
La Piazzetta di Santa Marta, dove sono i due ingressi alla chiesa, è un piccolo spazio amichevole e tranquillo. La chiesa è opera dell’architetto Antonio Cantagallina (sec. XVII); non ha pretese ma conserve opere significative, da un grande seicentesco Crocifisso ligneo, posto sull’altare maggiore di stile barocco. A destra, l’altare Cantagallina della prima metà del sec. XVII – opera di G. Battista Temperi – sorregge una Madonna con Bambino e Santi, terracotta dipinta del sec. XVI. La Madonna, a mani giunte con il bambino in grembo, richiama la Madonna di Senigallia di Piero della Francesca. Di fronte, l’altare Nomi-Pannilunghi, del Temperi (1622), supporta un quadro con la Madonna, San Francesco e San Giovanni Evangelista ai piedi della croce, opera anonima del XV-XVI. Sembra appartenere ad una primitiva cappelle inglobata nel XVII sec.1
Vicino si legge il nome di Matteo Lancisi, del 1652. Un’opera del tutto particolare sono i due stendardi processionali, l’uno con l’immagine di Santa Maria Maddalena ed espressione della Confraternita a lei dedicata, opera di Spinello aretino; l’altro con l’immagine di Santa Caterina d’Alessandria, di Pietro di Giovanni d’Ambrogio.2
1FRANCESCA CHIELI, Conoscere Sansepolcro – Arte e Storia, Ed. Nuova Prhomos, 2021.
2NICOLETTA COSMI, GLI STENDARDI “RITROVATI” delle Confraternite di S. Maria Maddalena e S. Caterina di Borgo San Sepolcro (secc. XIV-XV), Digital Editor srl, Umbertide, 2019.
Fig. 3 – Pietro di Giovanni d’Ambrogio, recto e verso 1444, Stendardo processionale di S. Caterina d’Alessandria, Musée Jacquemart-André, Parigi
Fig. 4 – Spinello Aretino, recto e verso, 1395, Stendardo processionale di Santa Maria Maddalena, Metropolitan Museum of Art di New York.
Non c’è più invece nella chiesa l’opera di Jacopo Vignali, pittore fiorentino della prima metà del sec. XVII, che ha lasciato nella chiesa di Sant’Agostino una sua opera, la Natività della Vergine. Santa Marta è una chiesa rionale particolarmente cara agli abitanti della zona. Non a caso, nell’interno sopra il portone d’ingresso, un quadro novecentesco raffigura personaggi reali, immortalati solo per affetto verso la chiesa. La chiesa è amata anche per un altro motivo: tutti gli anni per Natale vi si costruisce un presepio della stessa grandezza della chiesa, ispirato ad ambienti e situazioni diverse ricreati in maniera eccellente. L’ingresso principale della chiesa, in Via della Fortezza, ci conduce a una piccola e graziosa piazzetta dove si affaccia la chiesa di Sant’Antonio abate.
STRADE E VICOLI DI PORTA ROMANA
Dalla Porta Romana e dalla Piazza di Santa Marta si imbocca la strada principale del Borgo: la Via Maestra o il Corso, ufficialmente Via XX Settembre, a ricordo della breccia di Porta Pia nel 1870 e la fine dello stato della Chiesa. Il termine Maestra attribuisce alla strada solennità e importanza. Essa attraversa la cittadina fino all’altra Porta, la Fiorentina. Le strade che confluiscono nella Via Maestra, dalla barriera di Porta Romana, sono: Via della Fortezza: si intravede a destra lo scalone della Fortezza e la strada scende poi davanti a Santa Marta fino alla piazzetta di Sant’Antonio (e oltre). Via dei Tollentini (a destra, ma la targa è sparita), brevissima – dal Corso a Via San Niccolò – di cui si parla anche come Via della Ventina in una pianta del 1828 e in una del 1856 si legge Via dei Tollentini. Poco oltre, a sinistra, ecco Via del Campaccio che continua, da Via XX Settembre, la Via della Fortezza. Angelo Tafi dice che così era chiamato lo spazio venuto a formarsi con l’allargamento verso oriente della città per la costruzione delle mura medicee, rimasto incolto. A destra Via Manzetti, evidentemente il cognome di una famiglia. Quindi la lunga strada, a destra e a sinistra del Corso, che è Via del Forno, già Via del Fosso, com’è ricordato nell’insegna. Secondo il Tafi, nel passato il tratto settentrionale era detta Via del Topo. Ancora, a sinistra, Via dei Cipolli, dove una targa di pietra è stata posta dai cittadini per onorare la memoria di “Luca Pacioli”, ivi nato nel 1445, e morto nel 1517, scienziato e matematico – simbolo di una civilità che in questa città ebbe alte espressioni nell’arte e nella scienza – Sansepolcro 1994″. I Cipolli, famiglia alla quale è dedicata la strada, trovano conferma tra le carte dell’archivio diocesano.3
A destra, quasi di fronte, è Via dei Bofolci, brevissima, da Via S. Niccolò a Via XX Settembre. Bofolci è una famiglia tra le più antiche di Sansepolcro, furono feudatari, signori del castello di castello di Casale. Nel 1187 furono costretti a distruggere il castello e a venire in città e a costruirvi il loro palazzo. Proseguendo, troviamo Via del Buon Umore o Buonumore (nel primo caso sembra che si tratti di una allegra persona; nella seconda di una condizione psicologica) è simpatica per il nome e bella perché sovrastata da ben cinque archi che ingentiliscono la via. E’ questo il tratto sud, ma il nome vale anche per il tratto Nord. Via del Buon Umore o Buonumore. Il tratto tra Via XX Settembre e Via S. Niccolò era chiamato Via Cupa.
3ERCOLE AGNOLETTI, Piccole storie, vol. II Arti Grafiche, Sansepolcro 1987.
Fig. 5 – Gli archetti di Via del Buonumore
TEATRO ACCADEMIA DEI RISORTI
Fig. 6 – Teatro dell’Accademia dei Risorti
Lungo la strada, dalla Porta romana alla Piazza, si trova il neoclassico teatro dell’Accademia dei Risorti (oggi non più esistente) intitolato nel 1886 a Dante Alighieri.
Fra i più bei teatri della regione, quello di Sansepolcro ha una storia di tutto rispetto. L’origine, infatti, risale al 1727 quando nacque l’Accademia dei Risorti che svolgeva un’attività quasi esclusivamente teatrale; nel 1832 poi, quando i Risorti si fusero con i Riuniti – i sodalizi culturali erano in gran fermento sotto il regno di Leopoldo II – nacque il progetto per il Teatro Dante (che fu inaugurato nel 1834 con una Sonnambula di Vincenzo Bellini) più o meno così come è oggi: pianta a ferro di cavallo, molto arrotondata, quattro ordini di palchi, un buon palcoscenico con una stretta ma funzionale buca per l’orchestra, il tutto per quattrocento spettatori. Grazie all’uso continuo e alla ininterrotta efficace manutenzione, il Teatro Dante ha mantenuto il suo originale fascino neoclassico, le strutture e la funzionalità in oltre centosessanta anni di vita, e continua ad ospitare stagioni teatrali e musicali di tutto livello.4
4https://it.wikipedia.org/wiki/Teatro_Dante_(Sansepolcro)
STUDIO DI GIULIANA MAGGINI