VIA GIORDANO BRUNO

QUARTIERE DI SAN BARTOLOMEO

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Ha un sviluppo verticale, perpendicolare alla Via Maestra, è la più vicina alla cinta muraria del lato Ovest rimasta intatta, mentre il tratto, che continua sopra la via Maestra, costeggia ancora le mura, che però, in parte sono state abbattute.

La strada, entrando in città dall’Arco di Porta Fiorentina, va dalle mura fino a Via San Bartolomeo. Anticamente giungeva fino a Via Santa Croce ma la modifica è avvenuta con la costruzione del Collegio INPDAP nel 1936. Quella che adesso va sotto il nome di Via Giordano Bruno era anticamente divisa in due tratti, con nomi diversi: Via del Travaglio, dalle mura a nord fino a Via Maestra (oggi Via XX Settembre), e Via della Buiana da Via Maestra a Via Santa Croce. All’inizio del secolo scorso era di moda sostituire nomi antichi con dei nuovi e fu approvata la proposta (1906) di darle un unico nome: Via Giordano Bruno. Nel 1938 su richiesta di Mons. Ghezzi, il nome Giordano Bruno venne tolto (viste le caratteristiche del personaggio) e sostituito con Roberto Costaguti (vescovo di Sansepolcro tra la fine del ‘700 e gli inizi del ’800). Si ritornò al nome Giordano Bruno nel 1947 con una delibera che presentava, erroneamente, tale personaggio ”come martire della libertà, conosciuto in tutto il mondo”. Per quanto riguarda il primo tratto, a nord, l’antica Via del Travaglio, pare che sia riferita a un luogo di esecuzione (sec. XI e XII). Questo spazio si trovava fuori le mura e forse serviva per pene capitali. Nel sec. XIII questo luogo venne inglobato nella cinta muraria e pertanto non potè più servire allo scopo sopra detto. Allora la zona delle Forche venne scelta per questo adempimento¹. Nel secondo tratto, da Via XX Settembre a Via San Bartolomeo, la strada prende il nome di Via della Buiana. A tutt’oggi non c’è una spiegazione per tale nome; forse fa riferimento a una località montagnosa, a nord-ovest di Sansepolcro, che si chiama La Buiana o Le Buiane. In questo tratto c’è di interessante solo l’ingresso principale della Chiesa di Sant’Agostino.

¹ANGELO TAFI, Immagine di Borgo San Sepolcro, pag. 289, Calosci-Cortona, 1994.

CHIESA DI SANT’AGOSTINO

La chiesa di Sant’Agostino, anticamente Pieve di Santa Maria fin dal 1203. Cambiò nome in quello di Sant’Agostino nel 1555, quando vi si trasferirono i frati agostiniani che, lasciarono il loro convento e la chiesa di S. Agostino (oggi S. Chiara), alle Monache di S. Chiara che erano rimaste senza monastero, distrutto per ragioni militari da Cosimo I, perché posto fuori le mura. I frati Agostiniani trovarono una bella chiesa, ma il convento dovettero costruirlo nella zona adiacente tra il 1580 e i primi del ‘600. La chiesa come la vediamo attualmente, è quella che fu fatta costruire dagli Agostiniani tra il 1771 e il 1785 su progetto dell’architetto Vincenzo Righi da Camerino in stile barocco-rococò. Dell’antica Pieve, in stile romanico (1203), è rimasta solo la base del campanile, che pare costruita su resti di un’antica torre medievale e parte dell’abside che presenta una piccola monofora. Probabilmente il primo edificio di stile romanico, era a unica navata; più tardi venne modificato in tre navate ma non conosciamo il periodo di tale cambiamento. Attualmente si presenta a un’unica navata, con stucchi a stile barocco-rococò, lunga 40 m. e larga circa 18 m., coperta a vela e assai luminosa. Tra il 1957 e il 1963 vennero rifatti il pavimento, la balaustra e le finestre. In Via Giordano Bruno, si trova l’ingresso principale della chiesa che ha un portale cinquecentesco con decorazioni in pietra serena a “ candelabra” (motivo ornamentale in uso nelle arti figurative). L’ingresso secondario si trova in Via XX Settembre già Via Maestra.

Fig.1 – Torre-campanile di S. Agostino

Fig.2 – Facciata

Interno Chiesa San Bartolomeo Sansepolcro

Fig.3 – Veduta dell’interno

Nell’interno, in fondo a destra, troviamo la cappella di Santa Rita con la tomba di Maddalena Rinaldi, santa terziaria agostiniana. Nell’interno, di particolare interesse, troviamo un crocifisso ligneo del sec. XIV; un coro eseguito da maestranze locali del sec. XVIII; l’arca seicentesca lignea del Beato Angelo Scarpetti (morto nel 1220) che si trova sotto l’altare maggiore; la Madonna della cintola del sec. XVIII, di Giovanni Cimica (1743-1788), che si trova nel catino dell’abside; la Natività di Maria, del sec. XVI, di Jacopo Vignali con, nella lunetta, l’Eterno Padre, di scuola del Perugino, sec. XV. A partire dalla metà del ‘300, risulta presente in questa chiesa, l’antichissimo Crocifisso ligneo detto Volto Santo, scolpito da artista sconosciuto, in un tronco di noce, risalente all’VIII, IX secolo, trasportato in Cattedrale nel 1770 a seguito ai lavori che si stavano eseguendo nella chiesa di Sant’ Agostino².

²ANGELO TAFI, Immagine di Borgo San Sepolcro, pag. 289, Calosci-Cortona, 1994.

GIORDANO BRUNO

Nato a Nola (Napoli) nel 1548 da famiglia di modeste condizioni, viene mandato a studiare dai preti. Spirito brillante e irrequieto a 17 anni entrò nel convento di San Domenico a Napoli. Prende l’abito dei frati domenicani e continuò ad approfondire filosofia e teologia. A 25 anni diventa sacerdote. Sospettato di eresia, andò a Roma (1576), di qui, tolto l’abito ecclesiastico, viaggiò molto: Roma, Torino, Venezia, Praga, Londra, Oxford ma sempre nei guai per il suo libero pensiero. Scrive continuamente su tutto: astronomia, fisica, filosofia. Ragiona sull’infinità dell’universo, sulla molteplicità dei mondi, vede la terra come un granello in un cosmo infinito.
Tutti temi che erano fuori dalla dottrina ufficiale del tempo. Nel 1591, mentre era a Venezia, viene denunciato al Card. Roberto Bellarnino, gesuita e capo del Santo Uffizio (passato alla storia per i suoi interventi nel processo contro Giordano Bruno e Galileo Galilei). Imprigionato, inizialmente a Venezia, venne poi trasferito a Roma dove subisce molti interrogatori e torture. Il Sant’ Uffizio si rende conto che, con il pensiero di G. Bruno, si potevano aprire spazi sconfinati sulla libertà di pensiero, e gli propone di abiurare (rinnegare il proprio pensiero) ma, Giordano Bruno, rifiuta. Il 17 febbraio del 1600 viene condannato al rogo in quanto eretico e impenitente. Tutti i suoi libri vennero bruciati. Dopo 300 anni nel luogo del suo martirio è stata eretta una statua in bronzo (Campo dei Fiori a Roma).

Fig.4 – Statua di Giordano Bruno, Roma.

Convento di San Agostino

Fig.5 – Pianta della chiesa e del convento.

Costruito tra il 1580 e i primi del 600, si trova sul lato destro della chiesa e vi si accede da via Giordano Bruno. All’interno del convento si trova il chiostro di
forma quadrata ed era il grande della città, delimitato da un loggiato. Nelle lunette del lato sinistro del chiostro, si vedono, anche se molto deteriorati, affreschi che rappresentano la vita di San Agostino attribuiti a pittori locali (Giovanni del Leone, Antonio Zoi, Antonio Picconi). Del convento è rimasto il refettorio, dove è presente in una lunetta, un affresco raffigurante la Cena a Emmaus. Non conosciamo l’artista che realizzò tale opera e attualmente è stato coperto con un pannello in quanto si trova in un locale di proprietà privata, come tutto il resto del convento.
Lungo via Giordano Bruno, nel tratto che fu Via Buiana, si trova, a sinistra, Via del Pozzo. Anticamente, l’orto del convento di S. Agostino arrivava fino a questa strada ma, nel tempo, parte di questo terreno è stato usato per la costruzione di abitazioni prive di importanza architettonica. Costruzioni con tali caratteristiche costeggiano anche il lato destro, Si può solo aggiungere che queste abitazioni hanno orti o giardini che poggiano sulle antiche mura cinquecentesche, dove si intravvede un tratto del camminamento.

"Cena a Emmaus" - Affresco ex-refrettorio convento San Agostino Sansepolcro

Fig.6 – “Cena a Emmaus”, affresco, ex Refettorio del Convento di S. Agostino.

Architrave ingresso principale convento San Agostino Sansepolcro

Fig.7 – Architrave dell’ingresso principale.

Lavoro di A. Camaiani