VIA SAN BARTOLOMEO

QUARTIERE DI SAN BARTOLOMEO

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Quartiere Santa Caterina Sansepolcro

La via S. Bartolomeo deve il suo nome alla costruzione della chiesa di S. Bartolomeo. L’erezione della chiesa dedicata a S. Bartolomeo apostolo, indubbiamente risale agli inizi del 1200. Il 3 Marzo del 1203, Papa Innocenzo III decise la costruzione in città’, della Chiesa Battesimale della Pieve di S. Maria. ”Fu poi vietata ogni altra costruzione di Chiesa entro il Borgo ad eccezione della Chiesa di S. Bartolomeo perché ormai iniziata”. Fu senz’altro la prima Chiesa ufficiale di una Fraternita che prendeva il nome della Chiesa stessa e che si radunava per pregare, cantare le laudi. Fu importante per essere stata la Chiesa di un Convento di monache Camaldolesi e per aver dato il nome al Conservatorio di S. Bartolomeo di Sansepolcro. La chiesa diede il nome ad una porta della città , posta tra Porta fiorentina e Porta Romana. L’origine delle monache di S. Bartolomeo, dell’Ordine Camaldolese risale al XIII secolo. Non si sa in quale anno dette Monache vennero a Sansepolcro. Per certo presero dimora fuori Porta S. Niccolò (Porta Romana) in località Spedaletto, che fu la loro chiesa col nome di S. Margherita, come erano chiamate a Baldignano. In Sansepolcro esistevano altre monache Camaldolesi, col titolo di S. Caterina, abitanti anch’esse nei borghetti di S. Niccolò. Fra questi due gruppi di monache sorse nel 1420 una lite circa i diritti di proprietà su alcune terre. La quesitone fu messa in mano all’ Abate Francesco di S. Elena e a Bartolomeo Priore dei Camaldolesi di Forlì. Nel 1556 Cosimo I Granduca di Toscana a difesa del Papa dagli Spagnoli mandò delle milizie a difesa di Borgo Sansepolcro, le quali decisero la distruzione dei sobborghi fuori le mura. Così fu distrutto il Monastero di S. Margherita delle Camaldolesi e la Chiesa e la casa delle Monache di S. Caterina , che in via provvisoria furono trasferite entro le mura della città in via delle Giunte di fronte la chiesa di S. Niccolò. 

Fig. 1– Monastero di S. Bartolomeo in Sansepolcro. Disegno di Alberto Alberti, 1589.

Fig. 2– Lato a levante dell’ex monastero di S. Bartolomeo.

Il 4 luglio 1589 l’architetto, ingegnere e intagliatore in legno Alberto Alberti, nato a Sansepolcro nel 1525 e morto a Roma nel 1598, da inizio ai lavori del nuovo Monastero la cui chiesa viene consacrata da Mons. Bussotti nel 1639.

 

IL MONASTERO

Il Monastero camaldolese di S. Bartolomeo cominciò a formarsi intorno al 1556 per ospitare le monache camaldolesi fatte sloggiare dal sobborgo fuori Porta S. Niccolò o Porta Romana a causa del decretato abbattimento dei “borghetti” per ragioni militari. Nel 1589 s’iniziò, su disegno di Alberto Alberti la costruzione del nuovo monastero. Fino al 1785 la vita monastica si svolse normalmente; era un monastero ricco, vi entrarono molte fanciulle di famiglie nobili della città (Lancisi, Nomi, Gherardi, Franceschi-Marini…). In quell’anno, il vescovo Costaguti, prevedendo la soppressione da parte del Granduca Pietro Leopoldo, fece sorgere nel monastero un Conservatorio per l’educazione delle fanciulle. Nel 1867 il Conservatorio passò al Ministero della Pubblica Istruzione. Ma durante il Fascismo, INADEL e poi INFADEL, approvò il progetto dell’arch, Giuseppe Boni e fu inaugurato il 15 novembre 1937. Non fu salvato nulla della struttura. 

Madonna col bambino in trono - Sansepolcro

Fig. 3 – Antonio e Remigio Cantagallina, “Ultima cena”, 1604, olio su tela, 4,80×2,50m. Museo Civico, Sansepolcro. 

Nel refettorio delle Monache camaldolesi era sistemata una grande tela sul tema Ultima cena eseguita dai fratelli Cantagallina Antonio e Remigio. Nel 1604 i due fratelli firmarono la tela ad olio su tela, per i refettori delle suore Camaldolesi di S. Bartolomeo in Sansepolcro.  

Fra i compiti delle monache, oltre a una vita contemplativa vi era anche l’educazione e la formazione delle ragazze accettate con voto segreto, in età non inferiore ai sette anni e non superiore ai 25 anni. Tale formazione era regolata dalla Congregazione dei Vescovi e dei Regolari. Le fanciulle venivano separate dalle Monache Professe, pagavano una retta semestrale e dovevano osservare le leggi di clausura delle monache. Per quanto riguarda la loro permanenza in Monastero, vivevano quindi come le Monache e una volta uscite non potevano rientrare in Monastero se non per farsi monache. Nel 1639, a testimonianza di un aumentato reddito, il numero delle Monache è di 55 unità. La convivenza non sempre risulta facile e spesso l’autorità Ecclesiastica è costretta ad intervenire con pene severe per reprimere aspetti che nulla hanno a che vedere con la vita monastica. Nel corso degli anni vengono alienati alcuni beni per esigenza del Monastero, la vita delle Monache si svolge fra ritiro e preghiera senza fatti di rilievo.

Il 21 marzo 1785 Mons. Costaguti per sfuggire alla minaccia di soppressione del Monastero, decise di trasformarlo in Conservatorio. Il progetto fu approvato dal Granduca Leopoldo I con Rescritto del 9 ottobre 1787. Cosi numerosi Monasteri Toscani venivano trasformati in Conservatori Femminili e se ne disciplinava l’attività con un Regolamento pubblicato il 6 settembre 1785. Durante l’occupazione napoleonica furono soppressi molti conventi e il Conservatorio di S. Bartolomeo subì la stessa sorte, per essere in seguito riaperto dal Granduca Ferdinando III nel 1816. Riaprì il 2 marzo 1817 con lettera ufficiale di Mons. Costaguti. Retto dalle suore Oblate Camaldolesi, le quali vestivano l’ abito religioso senza però assumere gli obblighi delle Monache e senza abbandonare la vita secolare. Vi venivano educate a pagamento, fanciulle di varie classi sociali.

IL CONSERVATORIO CAMBIA REGOLAMENTO

 

Nel 1833 fu trasformato l’antico regolamento e la Direzione del Conservatorio. Il governo pose a capo dell’Istituto una Direttrice con un regio Commissario. Con Regio Decreto del 6 ottobre 1867, passò insieme agli altri Conservatori della Toscana alla diretta dipendenza del Ministero della Pubblica Istruzione, regolato dalla legge Coppino. L’antica chiesa Parrocchiale di S. Bartolomeo, poi chiesa delle monache Camaldolesi di S. Margherita, era stata soppressa. Nel 1904 Il Consiglio di Amministrazione considerò l’opportunità di sostituire la scuola tecnica con la scuola normale completa. La scuola normale ebbe notevole incremento per la saggia guida didattica: il Conservatorio assolveva sempre meglio i compiti educativi affidatogli. Nell’anno 1923-24 la scuola normale si trasformava in ISTITUTO MAGISTRALE e nell’anno successivo otteneva la parificazione accogliendo non solo alunne ma anche alunni esterni. Nel 1926 il vescovo Mons. Pompeo Ghezzi, che ha sempre dimostrato un forte attaccamento ad ogni attività di progresso per la sua città, fu richiesto di far parte della commissione Amministrativa del Conservatorio. Nel 1935 Mons. Ghezzi fu eletto presidente dell’Istituto. Nel !936 con R.D.L. del 10.4 n.770 il Patrimonio dell’ex. S. Bartolomeo passò all’Istituto Nazionale di Assistenza ai Dipendenti degli Enti Locali(I.N.F.A.D.E.L,) Obbligo dell’I.N.F.A.D.E.L .è di instituire il Collegio-Convitto e di continuare a mantenere a suo carico l’Istituto Magistrale annesso al Regio Conservatorio, lasciando libero l’accesso ad alunni esterni di ambo i sessi. Per una tale trasformazione occorreva una completa modifica dello stabile. Furono abbattuti l’antico Convento, la Chiesa e il Conservatorio e con essi parte del patrimonio artistico e storico che rappresentava.

CONSERVATORIO “REGINA ELENA”

Il nuovo ambiente costruito su disegno dell’architetto Giuseppe Boni e realizzato dall’ingegnere Dino Loni, fu chiamato Conservatorio “Regina Elena” e venne inaugurato da Maria Josè consorte del Principe ereditario nel 1937. Poi scoppiò la seconda guerra mondiale e Mons, Ghezzi compì l’opera salvando l’I.N.A.D.E.L (chiamato così dopo la caduta del fascismo) dalla devastazione tedesca. Successivamente con atto pubblico dl 19 giugno 1942 acquistò dal comune di Sansepolcro un orto ed annessi fabbricati, limitato dalle mura urbane, con accesso da via S. Croce.

Fig. 4 – Convitto “Regina Elena”, facciata ovest, Sansepolcro.

Fig. 5 – Convitto “Regina Elena”, veduta area del giardino.

Fig. 6 e 7 – Progetti dell’Architetto Giuseppe Boni.

Dal 1937 al 1966 il Convitto fu retto dalla sig.na Alda Traldi nell’agosto del 1963 vennero nel Conservatorio un gruppo di suore di Maria Santissima Consolatrice con la Superiora suor Maria Sara. Dal febbraio al 31 luglio 1966 a dirigere l’Istituto fu chiamata la Dott. Maria Luisa Pino Cordua, ma per una incomprensione tra la Direzione e le Suore. Queste il 18 ottobre dello stesso anno abbandonarono l’incarico. Da questo momento le convittrici sono affidate a Maestre Diplomate e Laureate. Nuova direttrice dal 1 agosto al 26 dicembre1966 fu la Dott.ssa Amelia Gessi; dal 26 dicembre 1966 al 5 marzo 1967 il Collegio fu retto dalla Sig, Anna Maria Casagrande Macchiati e dal 6 marzo 1967 dalla Dott. Anna Chersi Casini che lo diresse fino al 30 ottobre 1980. Dal 1 dicembre 1980 al 1 giugno1986 è stata Rettrice la Dott. Anna Scarelli; dal 1giugno 1986 al luglio 1989 Rettore del Collegio Sig. Luigi Storri; poi dagli anni 1990 agli anni 2010 la Dott. Paola Dindelli Mercati.

ESPERIENZA PEDAGOGICA

L’ INADEL, provvede da oltre 80 anni alla assistenza scolastica dei figli e orfani dei dipendenti degli Enti Locali, assolvendo al suo compito con servizi istituzionali qualificati. Dal 1994 il Collegio Regina Elena si è aperto non solo verso figli e orfani de dipendenti degli Enti Locali ma anche a tutti i ragazzi del comune di Sansepolcro e dei comuni vicini, pagando una piccola retta, dando vita cosi al semiconvitto e offrendo un ottimo servizio per le famiglie del comune di Sansepolcro e comuni vicini. I Convittori alloggiano in istituto per l’intero anno scolastico rientrano in famiglia per le vacanze di Natale, Pasqua, ed estive e negli ultimi anni a seguito delle chiusure delle scuole a causa del Covid. I ragazzi sono rientrati nelle proprie famiglie. I Convittori provengono da tutte le parti d’Italia; notevoli sono le differenze delle personalità e del carattere: esse riflettono i differenti ambienti sociali e le diverse condizioni economiche, il Collegio per questo pone particolare attenzione all’ aspetto educativo, quale momento fondamentale della crescita psico-fisica e culturale, perchè possano trarne le migliori indicazioni per lo studio, le scelte da fare, e formarsi gradualmente nel contesto di una società in continua trasformazione. E’ indubbia l’influenza formativa della famiglia sui bambini molti studiosi sono concordi nell’affermare che nessuna educazione sembra incidere sui minori quanto quella della famiglia. Essa trasmette sempre un sistema di valori impliciti e profondamente interiorizzati. Tutto ciò costituisce quel bagaglio culturale col quale il bambino giunge in Collegio. Già le ricerche sui primi rapporti interpersonali madre-bambino mostrano sicuramente come essi risultino fortemente significativi al fine di una strutturazione armonica della personalità giovanile. Le ragazze sono riunite in gruppi che variano da !2 a 18 persone; il gruppo può essere formato sia da ragazze che frequentano la stessa classe e la stesa scuola che scuole differenti. Le educatrici a turno le seguono giorno e notte. Vivendo in comunità bisogna rispettare certe norme e certi orari. Al mattino si alzano alle 6,30 quelle che vanno a scuola fuori Sansepolcro, alle 7 tutte le altre. Poi le bambine delle elementari vengono accompagnate a scuola, mentre le Medie e le superiori vanno a scuola da sole. Al ritorno da scuola, pranzano, poi si intrattengono nei rispettivi ambienti. Alle 15 devono trovarsi a studio, per adempiere ai loro doveri scolastici; qui le ragazze restano fino alle 17,30, alcune invece rimangono fino all’ora di cena. Se con le educatrici le ragazze riescono ad instaurare un rapporto di amicizia e cordialità senza dubbio viene reso più agevole il compito educativo. Il compito dell’educatore in Collegio, consiste nel seguire le ragazze in ogni loro attività, venendo a contatto con le singole personalità, non ci si limita alla sola osservazione ma si cercano i motivi per cui vengono a verificarsi determinati atteggiamenti. L’educatore è un amico adulto che si mette a fianco del ragazzo, per essere il compagno ideale che riempie di idee, di parole, di solidarietà, di affetto, quella famiglia che è il Convitto, ed io ritengo che sia la professione più gratificante che permette di crescere e di migliorarsi.


STUDIO di ORNELLA PRATESI.

Università dell'Età Libera - Sansepolcro
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