VIA GIULIA BONINSEGNI BUITONI

QUARTIERE DI SANTA CATERINA

Ridenomiazione: da via Firenzuola a via Giulia Boninsegni 

Il 17 marzo 2016 la Giunta comunale decise di mutare la denominazione del prima tratto dell’antica via Firenzuola, quello tra via Matteotti e Via Luca Pacioli, in via Giulia Boninsegni Buitoni, «nei pressi della storica sede della Buitoni divenuto [sic] museo», si legge nella delibera della giunta municipale. A parte la scelta opinabile di mutare il nome di una delle strade più antiche del Borgo,  la decisione nacque dall’intenzione di caldeggiare il progetto del Circolo Ricreativo Aziendale dei Lavoratori del pastificio Buitoni di creare un museo nei locali lungo quel tratto di strada dove negli anni Settanta dell’Ottocento fu trasferito il laboratorio della fabbrica di paste alimentari e da dove iniziò lo sviluppo industriale dell’azienda Buitoni che in un secolo diverrà famosa in tutto il mondo. 

Con l’intitolazione della strada alla moglie del fondatore, che ebbe sicuramente un ruolo importante nella prima fase ancora artigianale del pastificio, si rafforzò l’agiografia di Giulia Boninsegni ignorando le ricerche sulla documentazione archivistica di Giampaolo Gallo che già nel 1990 aveva pubblicato il libro “Sulla bocca di tutti”, ancora fondamentale per ricostruire la storia del pastificio, a cui erano seguiti altri studi, che avevano evidenziato le leggende, prive di fondameno storico, costruite dalla famiglia Buitoni intorno alle gesta della loro ava. 

Infatti, la letteratura giubilare dell’azienda, a partire dalle celebrazioni del 110° anniversario, esaltà la figura della nonna Giulia come fondatrice dell’azienda e artefice del suo successo insieme al figlio Giovanni. Non per questo i Buitoni lasciarono spazio alle figure femminili nella loro impresa. Quando il 24 settembre 1886 la ditta Giovanni e Fratelli Buitoni si trasformò in Società in nome collettivo fuono sancite le regole della gestione familiare degli stabilimenti, introducendo la distinzione fra soci e con lo stesso atto furono escluse le donne dal controllo e dalla gestione dell’azienda. Da allora il lavoro femminile alla Buitoni divenne soltanto sinonimo di sfruttamento e basso salario.

Chi era Giulia Boninsegni

Giulia Boninsegni

Fig. 1 – Giulia Boninsegni (1791-1877)

Maria Giulia Santa Boninsegni di Giovanni del fu Simone e di donna Maria Anna del fu Girolamo Pacchi nacque a Sansepolcro il 19 dicembre 1791 e due giorni dopo fu battezzata in Cattedrale dal sacerdote Francesco Valori. Nella stessa chiesa il 2 dicembre 1820 la quasi ventinovenne Giulia, di mestiere tessistrice, sposò il barbiere Giovanni Battista Buitoni, di cinquantun’anni, figlio del fu Marco e di Orsola Cirignoni. Fecero da testimoni Paolo Savelli e il «Nob. Sig.» Tommaso Venturi. La presenza di un nobile potrebbe indicarci già il buon inserimento sociale del Buitoni che era già un piccolo possidente. Nel 1825, oltre a possedere la casa di abitazione, Giovanni Battista era proprietario di due appezzamenti di terra di circa un ettaro ciascuno, classificati al catasto entrambi come «Lavorativo vitato pioppato»: uno non distante dal centro del paese lungo il fosso del Petreto e l’altro nella zona di Palazzolo di Gricignano.

Il 15 luglio 1828 i coniugi Buitoni presero in affitto il piccolo pastificio di Antonio Betti, un fiorentino che aveva questo laboratorio nel Palazzo Pichi, nella piazza del paese. Era un’attività artigianale come tante altre che si stavano diffondendo nella penisola italiana a seguito dell’affermazione della pasta nelle abitudini alimentari, come alimento sostitutivo in grado di riempire la pancia ai ceti più poveri in un periodo di incremento demografico. E «dalla moltiplicazione delle botteghe scaturì la formazione di un ceto di artigiani specializzato nella produzione di pasta secca, che avrebbe costituito quel sedimento di esperienze tecniche e di vocazioni su cui dalla metà dell’Ottocento si sarebbe impiantata l’industria pastaria italiana» (cfr. De Bernardi) e anche la fabbrica dei Buitoni di Sansepolcro.

Quando un secolo dopo il pastificio Buitoni, in mano ai nipoti, era diventato un’impresa di successo con proiezioni sul mercato internazionale d’oltreoceano, ci si preoccupò di rintracciare le origini e di andare a cercare ricordi nella memoria. Nonostante la documentazione assente e le testimonianze basate su labili reminiscenze, l’azienda ipotizzò di essere stata fondata nel 1827: forse fu un errore «nel tramandare i ricordi o piuttosto [la] ricerca di una simmetria con l’anno del passaggio del pastificio al ramo perugino della famiglia, il 1927 appunto, e la rifondazione che di fatto si ebbe in quell’occasione dell’azienda» (cfr. Chiapparino). Nella tradizione giubilare del pastificio Buitoni tutto iniziò con il sacrificio di nonna Giulia che per dare un futuro ai suoi numerosi figli impegnò un vezzo di coralli, di cui però non si ha alcuna traccia negli archivi di Sansepolcro. Al di là della veridicità del fatto e del valore della collana, di certo Giovanni Battista ipotecò i due appezzamenti di terra che possedeva a favore di Antonio Betti.

Un altro elemento di verità è che la famiglia dei coniugi Buitoni stava crescendo: nel 1822 era nato Giovanni († 1901), nel 1824 era nato Marco († 1893) e nel 1827 era nata Beatrice († 1854). Poi nel 1829 nacque Giuseppe († 1901), nel 1831 Nazzareno († 1900) e nel 1834 Luigi († 1887). Quando nel 1841 Giovanni Battista morì, Giulia dovette occuparsi dei cinque figli, fra i quali il maggiore aveva soltanto diciannove anni. Fu tuttavia il primogenito Giovanni ad assumere la direzione del piccolo pastificio di piazza. Giulia lo affiancò sicuramente e lo sostenne, ma di certo restò in secondo piano come si conveniva in una società a struttura patriarcale dove il ruolo della donna era quello di attendere alle faccende domestiche e alla cura degli uomini di casa. Infatti di Giulia si dice che gestisse «una piccola mensa per gli operai, cui accudiva parsonalmente in un ambiente appositamente ricavato nella casa di via Firenzuola», dove negli anni Settanta si trasferì l’attività del pastificio. Infatti, quando Giulia Boninsegni con il marito Giovanni Battista Buitoni avviarono l’attività di pastai abitavano in una porzione del cinquecentesco Palazzo Muglioni, casa nobile medievale, all’angolo dell’allora via Firenzuola con via Pettorotondo. L’abitazione era su quattro piani ed era composta da tredici vani che a fine secolo erano diventati sedici, ma anche la famiglia, come si è detto, era cresciuta. A quell’epoca il palazzo per gran parte apparteneva ancora al cav. Michelangelo Muglioni Cungi e sul lato opposto alla casa dei Buitoni (angolo delle attuali via Aggiunti e via Pacioli) inglobava anche la chiesa di famiglia (chiesa di S. Pierino, già San Pietro in Civitella) con adiacente un orto lungo l’attuale via Pacioli. A completare l’immobile c’erano altre due porzioni di proprietà di Isabella Rondinelli Vitelli, moglie di Luigi Boncompagni Ludovisi. 

Gli anni Settanta e Ottanta dell’Ottocento furono gli anni in cui la famiglia Buitoni acquisì altre porzioni di Palazzo Muglioni, quelle nella parte centrale dell’immobile: una prima voltura catastale riporta la data del 10 gennaio 1879, una seconda porzione fu acquistata il 20 ottobre 1886. In questi anni a piano terra venne trasferito il laboratorio di piazza, anche se al catasto non comparirà questa destinazione d’uso che invece è documentata negli archivi e, sul luogo, dai resti fisici dell’opificio. Inoltre i Buitoni entrarono in possesso anche della porzione del palazzo in «Via Barbagliati ang. S. Pierino a Firenzuola» (oggi via Pacioli angolo via Boninsegni), che poi verrà ceduta il 21 agosto 1920. Negli stessi anni i Buitoni vendettero una parte del corpo centrale del palazzo alla Provincia di Arezzo che verrà destinato a caserma dei Carabinieri. 

Laboratorio Buitoni

Fig. 2 – Laboratorio Buitoni di via Firenzuola (al piano terra indicato dall freccia)

Fu nella seconda metà dell’Ottocento che il pastificio dei fratelli Buitoni si sviluppò progressivamente espandendosi con delle filiali prima a Città di Castello (1854) e poi a Perugia (1878), aprendo un’officina meccanica a Porta Romana a Sansepolcro (1874) con altri tre soci per il noleggio, la vendita, la riparazione e la costruzione di macchine agricole, acquistando l’antico mulino idraulico di San Leo alla Caduta poco fuori Porta del Castello a Sansepolcro (1879) e impiantando a fianco di quest’ultimo un moderno mulino a cilindri (1882), installando una macchina a vapore anche in via Firenzuola per meccanizzare i processi di produzione nella fabbricazione delle paste, brevettando la pastina glutinata (1889) ed entrando così nel mondo dei prodotti dietetici. Ma soprattutto, in questi ultimi decenni del secolo, i Buitoni misero a frutto la consistente attività di commercio di farine e di prodotti all’ingrosso della bottega di piazza e il credito di un certo rilievo che esercitavano nei confronti dei concittadini. Allargarono così gli interessi in tutti gli spazi dell’economia locale e conquistarono anche un maggior rilievo sociale entrando a far parte del ceto agragrio locale con l’acquisto, nel 1882, dal Demanio di più di 95 ettari di terra dell’asse ecclesiastico. Dopo la morte del marito, Giulia Boninsegni Buitoni potè apprezzare l’operato dei suoi figli e guardare con ammirazione la crescita del pastificio di cui era artefice il figlio primogenito Giovanni. La mamma Giulia cessò di vivere a ottantacinque anni la mattina del 25 febbraio 1877. Era malata, ma la morte la colse all’improvviso. 

Lungo la strada 

Via Giulia Boninsegni da palazzo Muglioni

Fig. 3 – Via Giulia Boninsegni da palazzo Muglioni, febbraio 2023

Arco all’inizio di via Firenzuola

Fig. 4 – Arco all’inizio di via Firenzuola (oggi via Giulia Boninsegni)

Arco all’inizio di via Firenzuola

Fig. 5 – Arco all’inizio di via Firenzuola (oggi via Giulia Boninsegni)

Via Giulia Boninsegni Buitoni inizia di fronte al Palazzo della Compagnia delle Laudi (oggi sede del municipio) e da lì, via Giacomo Matteotti, arriva fino a via Luca Pacioli dove, dopo averla attraversata, riprende l’antico nome di via Firenzuola. Fino agli anni Sessanta del Novecento l’ingresso a questa strada avveniva sotto un arco che appoggiava il Palazzo Comunale o della Residenza (oggi sede del museo civico) sul Palazzo Aggiunti.

Superate le mura di questi palazzi, i cui accessi sono rispettivamente da Via Aggiunti e da Via Matteotti, si attraversa via del Pettorotondo e ci si ritrova sul retro di Palazzo Muglioni, dove è affissa una lastra di marmo che recita: “DA QUI IN TUTTO IL MONDO / NEL GIORNO DELL’INAUGURAZIONE DI CASA BUITONI CHE CONFERMA LA CONTINUITA’ DI UNA PRESENZA INDUSTRIALE LA CITTA’ DI SANSEPOLCRO A RICORDO DI DOVE GIULIA BONINSEGNI E GIO BATTA BUITONI INIZIARONO LA LORO ATTIVITA’ DI PRODUZIONE DELLA PASTA NEL 1827 / SANSEPOLCRO 13 OTTOBRE 1992”.

Targa sul muro di palazzo Muglioni collocata il 13 ottobre 1992

Fig. 6 – Targa sul muro di palazzo Muglioni collocata il 13 ottobre 1992

La presenza della lapide ricorda che in quei locali che si affacciano sulla strada partì l’industrializzazione di Sansepolcro e che il nome della città e della pasta Buitoni fu portato «Da qui in tutto il mondo» per tutto il Novecento. A parte le imprecisioni storiche (data e luogo di inizio attività), la posa della targa commemorativa alla presenza del sindaco Luigino Sarti, della giunta comunale e soprattutto dei dirigenti della multinazionale svizzera Nestlé aveva lo scopo di coinvolgere il nuovo proprietario della Buitoni nella realtà cittadina. 

Scopertura della targa su palazzo Muglioni

Fig. 7 – Scopertura della targa su palazzo Muglioni, 13 ottobre 1992

La Nestlé aveva acquistato la Buitoni nel 1988, dopo che la crisi dell’azienda aveva fatto perdere a Sansepolcro centinaia di posti di lavoro e messo a rischio la presenza stessa dell’azienda che per oltre un secolo aveva costruito la cultura economica e sociale della città. La Nestlé tentò il cambiamento dell’hard business da ‘Cucina mediterranea a Cucina per la salute’ e in quest’ottica individuò nella Villa Paradiso, sulle colline di Sansepolcro – una villa legata per varie vicende alla storia della Buitoni -, l’immagine giusta per certificare l’autenticità italiana del marchio nel mondo intero. Così, nel 1992, Villa Paradiso divenne Casa Buitoni, un centro di ricerca alimentare e un luogo di pubbliche relazioni per il gruppo Nestlé. Attraverso le sperimentazioni di Casa Buitoni, Nestlé avrebbe voluto vendere pasta cotta liofilizzata, ma il successo arrivò soltanto con le pizze surgelate. Le quote di mercato dei prodotti Buitoni diminuirono notevolmente e nel 2008 le paste Buitoni uscirono dalla grande distribuzione perché Nestlé per massimizzare gli utili ne ridusse la produzione e destinò gli impianti alla produzione in conto terzi. Pur conservando il marchio Buitoni, Nestlé cedette la produzione di pasta secca e delle fette biscottate alla TMT Group di Lugano, guidata da Angelo Mastrolia. Per il pastificio di Sansepolcro si aprì un nuovo capitolo, ma ormai città e fabbrica non erano più identificabili con il nome Buitoni. A suggellare poi la fine del binomio Buitoni-Sansepolcro, nel 2017 Nestlé chiuse anche Casa Buitoni, sciogliendo l’immagine della villa ottocentesca dal brand Butioni e smobilizzando le cucine sperimentali trasferendole negli USA e in Germania. L’epilogo si ebbe quando, alla fine del 2022, Nestlé non rinnovò all’azienda di Mastrolia la concessione di produrre pasta con il marchio Buitoni (conservandone però la proprietà) e così scomparve anche la scritta dallo stabilimento di Sansepolcro. 

Oggi il nome della famiglia che con la sua azienda ha caratterizzato la vita di Sansepolcro per quasi due secoli troneggia soltanto nel campo sportivo, oggi “Comunale Buitoni”, che l’azienda fece costruire per il dopolavoro e venne inaugurato nel 1933. Per il resto il nome dei Buitoni possiamo leggerlo nell’intestazione delle strade del centro storico, come quelle intitolato a Giulia Boninsegni Buitoni e a suo figlio Giovanni, e nell’epigrafe del monumento a lui dedicato; mentre nella zona industriale troviamo via Marco Buitoni, che fu amministratore delegato dello stabilimento di Sansepolcro dal 1927. 

Claudio Cherubini

Fonti:

  • Archivio di Stato di Arezzo, Catasto Geometrico-particellare del Granducato di Toscana e Catasto delle Imposte Dirette, comune di Sansepolcro.
  • Archivio Storico Diocesano di Sansepolcro: Libro dei battesimi della parrocchia della Cattedrale dal 1764 al 1800; Registro di Matrimoni dal 7 Gennaio 1818 al 30 Aprile 1829, Parrocchia della Cattedrale, VII 22; Comunità di Borgo S. Sepolcro, Parrocchia di S. Sepolcro Cattedrale, Stato delle anime della detta parrocchia, «Compilato nel Mese di Aprile all’Anno 1841 dall’infrascritto parroco in esecuzione delle Sovrane disposizioni contenute nel Biglietto della R. Segreteria di Stato de’ 12 Novembre 1840»; Registro dei Morti dal 1866 al 1908. Primo Registro degli atti dei Morti in Cura Cattedrale di San Sepolcro dall’anno 1866 all’anno 1905, IV 4; Archivio Vescovile, Sezione Vescovi, Serie Pompeo Ghezzi, busta 1, fasciolo 21. 
  • C. CHERUBINI, Buitoni, luci e ombre. La parabola del pastificio di Sansepolcro, in Il pastificio Buitonil pastificio Buitoni. Sviluppo e declino di un’industria italiana (1827-2017), a cura di C. Cherubini, prefazione di Ivo Biagianti, atti delle conferenze di Sansepolcro, 8-28 ottobre 2017, Roma, Nova Delphi (“Academia”), 2021. 
  • C. CHERUBINI, Cronologia, in Il pastificio Buitoni. Sviluppo e declino di un’industria italiana (1827-2017), a cura di C. Cherubini, prefazione di I. Biagianti, atti delle conferenze di Sansepolcro, 8-28 ottobre 2017, Roma, Nova Delphi (“Academia”), 2021.
  • C. CHERUBINI, Gli ultimi anni del pastificio di Sansepolcro: dalla Buitoni alla Nestlé, “Annali Aretini”, XXV, 2017.
  • C. CHERUBINI, Sansepolcro e Buitoni: una città-fabbrica, in Il futuro altrove. Lavoro e transizioni novecentesche nel territorio aretino, a cura di G. Sacchetti, Società Storica Aretina (Studi di Storia aretina, 19), Arezzo, 2022.
  • C. CHERUBINI, Una storia in disparte. Il lavoro delle donne e la prima industrializzazione a Sansepolcro e in Valtiberina toscana, Istituzione culturale Biblioteca Museo Archivi storici Città di Sansepolcro – Editrice Pliniana (Fonti, 4), Sansepolcro – Selci Lama, 2016.
  • C. CHERUBINI, Un ricco emigrante: Luigi Fatti, “Pagine Altotiberine”, XXV, 70, 2021. 
  • F. CHIAPPARINO – R. COVINO, La fabbrica di Perugia. Perugina 1907-2007, ICSIM-Comune di Perugia, Perugia, 2008.
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  • F. CHIELI, Conoscere Sansepolcro. Arte e storia nella città di Piero della Francesca e Luca Pacioli, Edizioni Nuova Prhomos, Città di Castello, 2021.
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Università dell'Età Libera - Sansepolcro
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